RSS

Ho un figlio monello di nome Pennello.

L'enigma è risolto. Lo so che aspettavate una risposta, trepidanti.

''Pennello ma...fammi capire, perché passi le ore sotto la doccia?''
''Hai ragione, ti preoccupi per lo spreco di acqua?''
''Sì, esattamente. Ho deciso che le bollette le pagheremo in base ai cm di altezza''
''Hai ragione (aridaje!), ora ti spiego..''

Ce l'abbiamo fatta, il quarto segreto di Fatima sta per essere svelato. Pulisce minuziosamente le fughe tra le piastrelle? Attende che la crema depilatoria agisca? Conta i giri della lavatrici? Pennello, rendimi edotta. Sono pronta a tutto.

''....ho un problema con i capelli, te l'ho detto. Sono grassi e quindi ci metto più tempo a lavarli''.

Ahhhh. Ma allora dillo. E io chissà che mi credevo. La mia povera mente distorta ha peccato e chiede scusa. Umilmente scusa.

Io vivo col terrore che tocchi a lui il turno delle pulizie ed oggi, guarda un po' che c*lo, è esattamente il suo turno delle pulizie. Ore 10: di Pennello neanche l'ombra e considerato che impiega mediamente 3ore per stanza ho iniziato, dopo un rapido calcolo, a preoccuparmi.
Ore 12: Pennello esce dalla stanza, mi calo nei panni di un monaco buddista e fingo stupore dinanzi al ''sì lo so che oggi è mercoledì'' ''ciao Pennello'' ''sì, ciao! Nulla volevo dirti che sono un po' indaffarato ma quando torno giuro che pulisco'' ''vai tranquillo, mi casa es su casa''.
Ore 13, bussano alla porta:  ''Amore?'' ''sono Pennello, posso entrare?'' ''Ehi dimmi tutto, ti hanno amputato le braccia e non puoi pulire?'' ''Oggi è una di quelle giornate in cui va tutto storto, tutti i negozi sono chiusi'' ''scusa che ora è?'' ''dovrebbe essere l'una'' ''appunto'' ''devo comprarmi uno shampoo, oggi mi vedo con una tipa, non posso continuare ad usare il bagnoschiuma''.

Piccola e doverosa parentesi: Penny ha smesso di usare il suo raffinatissimo shampoo L'Oreazz dal giorno in cui l'ho informato, inci alla mano, dello schifo contenuto in esso, consigliandogli piuttosto di usarlo per lucidare gli anfibi, di friggerci le patatine, di rifilarlo al peggior nemico. Fai tu, gli ho detto. Questo a quanto pare mi ha preso alla lettera e ha pensato bene di sostituirlo col bagnoschiuma. Sì, sempre L'Oreazz. Perché non ha capito un Cazz.

''Sì, ma ora pulisci?'' ''Sì sì, mi faccio una doccia e poi pulisco, a proposito, dovete andare in bagno per caso?''. Voglio moriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiireeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee.


Ore 15: lo vedo in accappatoio che passa la ramazza in bagno (sorvolo sul fatto che avrebbe dovuto prima asciugare il pavimento e poi), grido al miracolo e mi rintano in stanza, speranzosa, non prima di essermi cavata gli occhi e di avergli ricordato che ci sarebbe la bolletta di internet da pagare.
La sua risposta è stata ''ehm, sono senza soldi ma giusto oggi devo andare a vendere dei giochi al Gamestop. Ci tengo a pagare eh, ma se me ne scordo sapete dove abito''. Ceeeerto.

Compongo il numero della clinica psichiatrica Briarcliff e chiedo conforto. Urgente conforto.

Ore 16: lo stronzo stavolta bussa ad Andrea (aguzzo l'udito a mò di Setter inglese) e gli spiega che sì ha iniziato a pulire ma che ha urgenza di uscire ''torno tra un'ora e finisco''. Mi lego mani e piedi alla sedia per evitare di palesarmi in corridoio e urlare. Non sarebbe un bello spettacolo, mi dico.

Non so dove sia andato, so solo che ha lasciato le penne rigate nello scolapasta, la passata di pomodoro sul fuoco ed è uscito. Quest'uomo sta minando la mia già precaria serenità mentale e sta mettendo a dura prova il mio scarno repertorio delle imprecazioni.
Ricapitolando: da me viene a bussare quando ha bisogno di conforto (?!), di sfogarsi, di olio extravergine d'oliva, soldi e proroghe varie; da Andrea bussa quando ha fatto qualche cazzata e non ha il coraggio di rivolgersi a me. Bene. Chiamalo fesso.
Sono diventata madre, saltando a piè pari gestazione e travaglio, e non lo sapevo?


Corso di yoga o clinica psichiatrica?

Voglio morire. Ma non asfissiata.

''Andre ho voglia di junk food''
''(ride) Tipo?''
''Tipo patatine''
''Pistacchi no?''
''NO.''

Il giorno dopo, mi squilla il cellulare:
''Sono al supermercato, che junk food vuoi?''
''Sempre loro, le patatine.''
''E' tutta robaccia non riesco a scegliere il meno peggio.''

E fu così che ripiegai sugli anacardi. Tre. Visto mai che mi facciano male. La taglia 42 ringrazia.
Andrea non è solo un fidanzato versione basic ma sa essere, all'occorrenza, un nutrizionista, uno psicologo, un insegnante di matematica, un cuoco provetto, un apriscatole, un aprilattina, ecc...

Ma veniamo al punto, a quel punto in cui mi ritrovo spesso a dire ''Pennello è a lezione? Dio ti prego fa che non torni''. Avete presente quelle mamme esasperate che bramano la riapertura delle scuole a settembre? Ecco, questa sono io il fine settimana. Mai stata così devota.
La prima volta che vidi Pennello, alla domanda ''di dove sei?'' mi venne risposto ''sono romagnolo, vivo a Cittàcolmaredimelma''. Perfetto, mi dissi, questo ogni fine settimana se ne torna da mammà. Indossai i panni di Mara Maionchi e, ammiccando verso Andrea, pensai ''ha l'X factor, prendiamolo''. Povera stolta. Questo con la madre manco va d'accordo.
Solo il giorno dopo, a sbornia finita, mi resi conto che in realtà avevo fatto una gran cazzata. Perché? Perché se uno ti dice che è romagnolo, a te cretina la prima cosa che deve venire in mente è ''quindi questo al massimo si leva dalle palle per 24h a settimana''. E fu così che dissi addio alle trasferte settimanali di ogni studente fuori sede che si rispetti.

ore 10:00
''Dove vai con quel borsone sdrucido?''
''Torno a casa, sto andando in stazione''
''E quando torni?''
''Domani pomeriggio.''
''Ah.''

Mi cade la mascella, la terra trema ai miei piedi e BUM! vengo risucchiata nel vortice della mestizia.

Il bagno non è mai stato così sporco come in questi due mesi; chiude la porta e ciao, ci si rivede tra un paio d'ore. Roba che se è mattina e hai appena mangiato l'intero reparto ortofrutta del conad o la fai nel secchio o ti attacchi alla porta. Insomma, qui necessitiamo di organizzazione. Pennello si difende con ''sono sotto esame, devo studiare, bevo molto caffè e il caffè si sa che'' (evito di riportarvi le testuali parole), Andrea con ''io mangio la frutta e si sa che''. Ogni mattina è un delirio.

Dicevo, il bagno è perennemente sporco e/o sottosopra. Il pavimento post doccia non ve lo sto a raccontare. Io sono dell'idea che, due ore devono pur passare, questo si faccia le treccine al pube e precisamente nel bidet. Non vedo altra spiegazione al tempo che passa e allo schifo nel suddetto. Povera ingenua. Quando è sotto la doccia poi ciao proprio, ci si rivede l'anno prossimo se tutto va bene. E anche qui ti siedi, congiungi indice e pollice e ripeti OOOOOMMM! per darti un tono.

''Pennello, è tardi, ho fretta, fammi andare in bagno!''
''Cooosa? Non sento, sono sotto la doccia!''
''Lo vedo che sei sotto la doccia, posso farmi il pediluvio nel corridoio da quanta acqua c'è!''
''Ma sono entrato appena 10minuti fa!''
''Non credo proprio, fai presto che è tardi (cit.)!''
''Se vuoi puoi entrare!''

Se vuoi puoi entrare, mi fà. Che c'è di male infondo, io sono solita pisciare urinare mentre un soggetto alto due metri fa capolino dal box doccia che gli sfiora la giugulare. Mi piace proprio tanto farlo. Finalmente esce, tiri un sospiro di sollievo (quando va male trattieni proprio il fiato e preghi per non morire), ti dici ''è fatta, almeno per un altro paio d'ore il bagno e libero!''. No. Non. Nein. Nuu. Nei. 不是. Errore. Sbagliato. Bella, hai capito male. Frena. Sirene a tutto spiano. Ricalcolare il percorso. Ci hai creduto. Prendilo in quel posto.
Tempo dieci minuti è di nuovo dentro a sgranare il rosario, probabilmente.

Manca poco che affitto un orto nelle vicinanze, con tutto sto fertilizzante sai che melanzane vengono fuori?

Evoluzioni domestiche e sessuali.

Vivo con due uomini che se messi uno sull'altro raggiungono i 3.70m di altezza, capite quindi che le ragnatele agli angoli delle pareti non ci fanno più paura e nemmeno la polvere sugli stipiti (sì, non fate quella faccia e andate a controllare i vostri).
Come dite? Non vi ho ancora presentato il mio nuovo coinquilino? Pennello è un personaggio succube della depressione, di un rapporto malato con le donne e della calvizie. 

''Pennello cosa sono queste pasticche al lievito di birra? Sballano?''
''No, sono per i capelli. Perdo i capelli a causa dello stress''
''Ah ok, ma posso usarle per far lievitare pagnotte?''
''Sì''

Ha 21 anni, ''studia'' roba che farebbe venire l'orticaria ad un gatto nudo e ascolta i Daft Punk. 
Ha un passato difficile fatto di capelli lunghi, brillantina e musica rap su palchi pericolanti di un paesino in c*lo ai monti. Ma guai a dirgli ''raccontami di quella volta in cui eri un cantante''.
Sono ormai due ore che è chiuso in bagno, con la musica a palla, per lavarlo. Quando si deciderà ad uscire saprò dirvi se si è trattato di un lavoro certosino o se era impegnato a spinzettarsi il monociglio. Amante dei calzettoni bianchi di spugna e poco incline a seguire la moda (give me five, brò) ci sequestra durante il giorno per raccontarci le sue vicissitudini presenti e passate.
Io dall'alto delle mie esperienze di donna stronza approfittatrice di uomini servizievoli e innamorati cerco di scuoterlo da questa ipnosi amorosa che lo costringe a sorbirsi tutti gli aspetti negativi dell'essere l'amico cesso delle donne e nessun aspetto positivo (sì, proprio nessuno). 

''Pennello ma sono le 08:00 e sei fradicio, dove ca**o hai passato la notte?''
''Ero da Lesbica1 che ha litigato con Lesbica2 e voleva che la facessi distrarre.''
''Sesso sfrenato? Li avevi i preservativi? Andreeee li abbiamo i preservativi?''
''No, macché. Guarda non te lo racconto, me ne vergogno troppo.''
''Avete giocato a saltare nelle pozzanghere e tu la tenervi in spalla mentre lei accarezzava la Luna?''
''Quasi.''
''Metti su il the, ho tutta la mattinata libera.''

Inciampa nei suoi stessi piedi e fino ad ora ha fatto più danni della grandine a maggio (leggasi: bottiglia d'olio, piena, in frantumi.Vetri rotti perfino nelle mutande e non vi dico le bestemmie). 
Però una cosa buona l'ha fatta, mi ha fatto conoscere lui e ieri sera ero con le lacrime agli occhi, letteralmente, un calice di lemon soda alla mano destra mentre con la sinistra mandavo un sms ad Andrea ''sì amore tutto bene, non ha tentato di stuprarmi, tu? La Maremma è rigogliosa?''.

Pennello tutto sommato ci piace, ha scelto di vivere con noi perché la casa in cui era prima è sede di numerosi rave party (tracannava bicchieri da acqua pieni di rum con conseguenze devastanti) e con noi dice di volersi rilassare. Fratello sei nel posto giusto, qui i rave party te li sogni e i bicchieri te li tiro appresso se non pulisci. (Peli pubici nel bidet a parte, sembra una persona ordinata).

''Che buon odore quest'origano, posso usarlo?''
''Viene dalla Sicilia, l'abbiamo comprato online''
''Sicura che sia origano?''

Dico ''tutto sommato ci piace'' perché io ogni tanto vacillo ma poi mi dico ''Emy pensa al passato! Fatto? No non il passato di verdure, l'altro! Fatto? Ecco.''


Lanzarote: vi racconto il mio viaggio

(parte 1)

Approfitto di questa pessima giornata piovosa e forlivese per raccontarvi della mia (necessaria) vacanza sull' isola di Lanzarote, alle Canarie. Lanzarote è famosa per i suoi vulcani, in particolare per l'eruzione del 1730 durata sei lunghi anni. L'isola infatti è caratterizzata da immense distese di lava solidificata, di cenere, lapilli, anfratti rocciosi e decine di crateri. Roba che sono stata incollata al finestrino dell'auto per tutto il tempo, con gli occhi sbarrati e l'espressione inebetita. Indescrivibile.


Giorno 1: dopo sei lunghe ed estenuanti ore in aeroporto, a Bologna, e dopo quattro ore di aereo siamo finalmente a Lanzarote. Ci consegnano la macchina (Payless, Fiat Panda: impeccabile!) e raggiungiamo Puerto del Carmen (abbiamo alloggiato presso Apartamentos Las Acacias: consigliatissimo! Economico, a pochi minuti da Avenida de las Playas e dai supermercati). Rifornimento di frutta e dritti in spiaggia. Il clima è perfetto: umidità tollerabile e caldo sopportabile per tutta la durata della vacanza, a parte qualche nuvola passeggera.
Unica pecca: in generale non c'è granché da fare la sera, salvo romantiche passeggiate sul lungo mare e capatine nei negozietti di souvenir.




Giorno 2: cartina alla mano, diretti al mercadillo di Teguise. Le stradine di Teguise si animano solo la domenica, con mille bancarelle e musica dal vivo. Lasciamo la macchina in un parcheggio vicino e ci inoltriamo a piedi. Un must sono i gioielli fatti a mano impreziositi da pietre laviche e olivina, come anche i prodotti di bellezza all'aloe vera (causa restrizioni del bagaglio a mano, non ho potuto portare a casa nessuno di questi miracolosi flaconi, dannazione!). Ho lasciato un pezzo del mio cuore alla bancarella dei churros e un altro a quella delle papas arrugadas.


Di nuovo in marcia ma questa volta verso la zona più settentrionale dell'isola. Mirador del Rio
offre il panorama più spettacolare di Lanzarote, si affaccia sull'isola Graciosa ed è una delle cinque attrazioni incluse nel biglietto turistico (costo complessivo 30 euro) seguita dalla Cueva de los Verdes, 1km di tubo lavico percorso con l'ausilio di una guida.


Labirinti sotterranei e grotte mozzafiato, in una delle quali è presente un auditorium che ospita concerti musicali con cadenza mensile. Al termine della visita, la lava solidificata offre una piacevole sorpresa (non fate come Andrea che se l'è rovinata!).
Abbiamo concentrato le attrazioni a nord dell'isola in un unico giorno, in modo tale da poterci fermare di tanto in tanto e godere dei panorami che da soli costituiscono un' attrazione imperdibile: le strade passano tra queste immense distese di lava e vulcani imponenti (Andrea ha maledetto più volte il fatto di essere alla guida mentre io non riuscivo a contenere il mio stupore!).
A pochi passi sono situati gli Jameos del Agua, i quali devono il nome alla presenza di un lago interno, situato sotto il livello del mare e popolato da minuscoli granchietti albini. Si tratta di una formazione geologica, all'interno del tunnel vulcanico derivato dall'eruzione del vulcano Monte de la Corona. Visita breve e interessante, inclusa nel biglietto.



Ultima tappa è il Jardin de Cactus, realizzato da Cesar Manrique. Si tratta di un anfiteatro suggestivo con millemila cactus da ogni parte del mondo, dai più classici e imponenti ai più teneri ed esclusivi. Da non perdere.



Giorno 3: Playa de Papagayo, a sud dell' isola. Una spiaggia meravigliosa all'interno di un parco naturale protetto (l'ingresso costa 3euro e ne vale decisamente la pena). Acqua gelida e cristallina. Colti di sorpresa dai numerosi nudisti e armati di maschera e boccaglio ci siamo goduti questa esperienza a totale contatto con la natura. Della serie: cose che non avresti mai pensato di fare.
A pochi metri altre spiagge (Caleta de Congrio, Puerto Muela) caratterizzano la costa ma per me il primo premio va a Papagayo. Se passavate da quelle parti avrete di certo notato Andrea che tagliava a metà un melone con un coltello da trenta centimetri, fregandosene di tutto e tutti.


Dopo aver cenato a Playa Blanca (memorabili i miei dieci minuti di sclero immotivato!) e aver passeggiato al porto Marina Rubicon mi sono concessa dieci minuti davanti allo specchio ad ammirare la già evidente abbronzatura agognata.

Giorno 4: diretti ad El golfo, sulla costa occidentale. Suggestiva e imperdibile è certamente la laguna verde (merito dell'olivina) all'interno di un cratere formatosi direttamente sulla costa.
Per raggiungerla è necessario percorrere una montagna di sabbia e pietre (decisamente instabile) in cui ho creduto di rimetterci le penne.


Dopo essermi rifocillata con una deliziosa baguette del luogo, abbiamo raggiunto Los Hervideros: una scogliera lavica incantevole, con percorsi e terrazzine ricavate all'interno.


Prima di recarci al Parco Nazionale di Timanfaya, ci siamo fermati per qualche minuto ad ammirare le Salinas de Janubio all'interno di una laguna di origine vulcanica, estese per centinaia di metri. Il Parco è una delle mete più incantevoli, sembra di essere sulla Luna. Lo si percorre, purtroppo, in pullman con un giro di 40/50 minuti. La guida raccontava dell'eruzione avvenuta nel 1700 e in alcuni punti mi ha assalita una malinconia improvvisa. Non so spiegare il motivo, è stato un turbine di emozioni. Al termine del giro, viene mostrato un vulcano ancora attivo e alcuni gyser artificiali. Consiglio di pranzare al ristorante del posto, la vista merita ancora qualche minuto.



Non paghi di tanto splendore, nel pomeriggio, abbiamo raggiunto la celebre spiaggia dei surfisti, ovvero Caleta de Famara (credevo di rifarmi gli occhi stavolta, dal momento che Andrea per tutta la durata della vacanza ha potuto godere di fanciulle in topless non indifferenti, ma anche di ottuagenarie disinibite). Spiaggia stupenda, panorama instancabile e meraviglioso.
All'interno dei tipici muretti in pietra lavica (cociovi) abbiamo goduto di un po' di tregua dal vento e ammirato le onde.



Giorno 5: siamo tornati a nord dell'isola ma questa volta per fermarci a Caleton Blanco. A causa del brutto tempo (ha piovuto per qualche minuto ma il cielo è rimasto coperto per tutta la giornata) non abbiamo goduto appieno dello splendido panorama. Una lunga distesa di sabbia bianca, anticipa e caratterizza una sorta di piscina naturale dall'acqua bassa e molto fredda.




Altre coppie, come noi, se ne sono fregate del brutto tempo e si sono immerse in quei pochi minuti di sole. Memorabile la mia figura di mer*a con dei turisti spagnoli.
Prima di tornare a Puerto del Carmen, abbiamo superato Orzola per un paio di km e raggiunto Mojon Blanco, per essere sicuri di aver immortalato tutto il Blanco possibile.


Giorno 6: è il penultimo giorno e decidiamo di rilassarci in una spiaggia vicina, Playa Chica, riservata e tra gli scogli (o forse dovrei dire ancora pietra lavica?). Indimenticabili le orde di subacquei per i quali Andrea ha provato profonda invidia (in realtà più per le mute che per il resto).

Giorno 7: decidiamo di chiudere la vacanza salutando il mare a Playa Quemada, dalla caratteristica sabbia nera. Anche qui nudismo rulez ma quello che non dimenticherò mai è il percorso ripido e sterrato, rigorosamente a piedi, impreziosito da mie numerose ed eterogenee imprecazioni (Andrea davanti continuava a ripetere quanto io non fossi abbastanza selvatica, contribuendo ad incrementare il mio disappunto), che mi ha permesso di raggiungere la spiaggia.




Al ritorno, abbiamo scoperto che la scalata verso la morte era evitabile percorrendo una scorciatoia tra gli scogli (che volpi siamo!).

Giorno 8: ''Andre insomma è l'ultimo giorno?'' ''Sì''. Superato il gate con alcune banane e qualche pietra lavica in valigia, siamo arrivati a Bologna alle 15:00. Auto, aereo, pullman, treno e bici, tutto in 10 ore. Altro che Triathlon. Abbiamo disfatto le valigie e siamo andati a letto distrutti e malinconici.

In sostanza, consiglierei questa meta?
Assolutamente sì, se amate la natura in tutti i suoi aspetti (non vi è flora a Lanzarote, ribadisco!) e volete concedervi una settimana di pace interiore, è il posto che fa per voi.
A questo post seguirà quello relativo al cibo perché sì, si può essere vegani e felici anche alle Canarie.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...