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Vivere la vita a mille.

A Forlì si sta bene dai, Lillo non da' problemi (ci avrei giurato sul contrario!) e non perde occasione di fare due chiacchiere quando io e Andrea ci sediamo sui gradini del ''cortile'' a spaccare cocchi.
Ci racconta la sua giovinezza passata a vendere biancheria pregiata alla maniera del porta a porta, dei malanni che lo affliggono e delle pasticche all'aglio che è costretto a prendere per abbassare la pressione. Mi fa tenerezza, accumulo compulsivo a parte, è buono e ha sempre un sorriso per tutti e non manca di complimentarsi con noi per l'alimentazione - voglio dire, l'ha capito Lillo che ha settant'anni e non mia zia che ne ha quaranta- e i modi di fare.
La palazzina in cui viviamo (è trent'anni che Lillo paga il mutuo) ormai conta due anziani sepolti in casa da scartoffie, gatti e pentolame, e ben 10 ragazzi fuori sede.
Dieci, sì, ma non immaginatevi feste stile confraternita di American Pie. Il nulla popola questa palazzina. Quante probabilità avevo di capitare in un posto in cui regna il silenzio (va benissimo, direte voi, per carità), dove ci si saluta sempre con quello sguardo stranito alla 'è quella che vive di sotto o è un'altra? boh, per sì e per no, salutiamo và' ?
Come ben sapete, Peppa Pig e E-velina non sono più le mie dirimpettaie (qui i ragguagli per i più smemorati) e al loro posto ci sono tre ''bei'' maschioni in piena pubertà. Conosco e scambio qualche parola solo con uno di questi, Genius, ma sempre con un certo imbarazzo. Le ho pensate tutte ma non mi viene in mente nulla di meno ridicolo del presentarmi alla porta e esordire con 'ciao sono la ragazza del piano di sotto, ho una coinquilina che non parla, facciamo amicizia? tipregotipregotiprego'. Sono quindi, graditi consigli. Buffet vegan in cortile stile benvenuto, dopo sette mesi, non sono contemplati; anche perché l'area andrebbe prima bonificata.


Il coinquilino, quello maschio, che mi ama, che mangia sano e che sa pulire il bagno da ben due anni, è tranquillo e mi rende tanto felice, è il motivo per cui vale la pena di (soprav)viverla questa vita forlivese e lo sapete già. L'altra, quella brutta, inutile e ingombrante, è ancora viva (eravate preoccupati, me ne rendo conto) e finché compra la carta igienica tre veli può restare.
Sono passati sette mesi, lo ricordo, e siamo ancora fermi al ciao come forma di mera norma sociale (di cui però, vi confesso, farei volentieri a meno) che suona più come una presa per il c*lo. Se non fosse per il ciao, le uniche parole che ci rivolgerebbe sarebbero 'domani viene il mio ragazzo' (solitamente 12 ore prima dell'arrivo) e 'avete qualcosa da lavare?' (quando non fa la finta tonta e avvia la lavatrice per tre calzini).
Di recente ha preso l'abitudine di lavare i coltelli e riporli capovolti nel porta posate sul lavandino.
Io questa cosa non me la spiego (se c'è qualche psicologo che mi legge, si faccia avanti) e oltre a farmi decisamente schifo e a rilavarli, non so quando dirle di evitarlo.
L' ultima volta che le ho consigliato di avviare la lavatrice a carico pieno, si è messa sull'attenti ed ha obbedito. Vorrei però, che le cose che le dico non le suonassero sempre come un rimprovero, dal momento che ci guarda come un randagio abbandonato al canile e fa sembrare me la strega cattiva. Dove sbaglio? Andarle a bussare per dirle 'rincoglionita, i coltelli si mettono al contrario' non mi sembra il caso e infilare la cosa tra una conversazione e l'altra è impossibile.
Da alcuni mesi, come se non bastasse, a mò di topo londinese esce dalla sua stanza un secondo dopo averci sentito lasciare la cucina.Tu mangi, lavi i piatti, apri la porta della tua stanza, la chiudi e tàc, lei esce. Non torna a lavare i suoi piatti se prima non abbiamo lavato i nostri, che sia anche una sola forchetta nel lavandino. Ormai ci ridiamo su, ma vi assicuro che molte cose superano i limiti dell' immaginazione.
Non mangia altro che pollo scongelato mono porzione (pollo che si fa ben tre ore di viaggio in treno, direttamente dalla cucina della madre di Insy) e ricotta. Lei non fa la spesa, scongela.
Io sono di mentalità aperta (aperta come una tomba a Pasqua cit.) e posso accettare anche il tanfo che proviene dalla cucina, gli assorbenti aperti nel cestino, l'organico puntualmente dimenticato il giovedì, ma credo che a breve potrei commettere un omicidio. Restate sintonizzati su studio aperto.

Eppure.

Sono mesi in cui un po' tutti si laureano e questo mi mette una tristezza infinita.
Sono giorni in cui non ho granché da dire e a cui posso aggiungere solo un esame andato di mer*da. Non un esame qualsiasi: l'esame del relatore del fallo. Vorrei potermi nascondere ma riesco solo ad immaginare la faccia del povero sciagurato quando si ritroverà davanti il mio foglio indecente. (Vi riproporrei la foto dell'ultimo post ma evito).

Cose che prima o poi avrei dovuto dirvi.

Stanotte ho sognato il mio fidanzatino di quando avevo 16 anni. Fin qui tutto ok, se non fosse che il suddetto è proprio quello che alla mia richiesta di tornare insieme (sapevo come essere patetica, me ne rendo conto) mi rispose con ''se mi fai un pomxino, forse''. Età anagrafica 20, età mentale 15. Al mio rifiuto, mi fece scendere dall'auto in una strada buia (utilizzata dai turesi come luogo per scambiarsi effusioni lontani da occhi indiscreti) e fui costretta a tornarmene a casa a piedi.
Non vi dico il trauma. Col senno di poi, se avessi ascoltato mia madre che mi consigliava di evitare relazioni con soggetti (discutibili) non coetanei, a quest'ora non sarei qui a dirvi quanta rabbia provo al solo sentire la parola pompxno. Poi passa??
Sempre oggi (il caso?!) mi sono ritrovata a leggere su una nota pagina facebook che i pompinx mantengono in vita le relazioni. Fate voi. Io so solo che mesi dopo, nella vana speranza di fermare nel tempo un qualsivoglia ricordo, scrissi con una bomboletta a spray nero su un muretto di una strada di campagna (che dio mi fulmini adesso) cose che non vi sto a raccontare. Cose che oggi non farei nemmeno bendata e sotto tortura di solletico alle ascelle. 



Lui ovviamente non ha mai saputo dell'esistenza di questo capolavoro artistico ma in quel momento mi esaltava l'idea che anni dopo passando di lì, l'avrebbe notato e mi avrebbe ricontattata. Sono passati sei anni e ancora niente hahahaha 
Tra l'altro, mia complice fu una ragazza automunita (con tendenze lesbo e visivamente innamorata di me) e qualcosa mi fa pensare, a distanza di anni perché io ci arrivo sempre dopo alle cose, che non abbia perso tempo qualche giorno dopo a cancellare il tutto in preda ad un attacco isterico e di gelosia. Ciccio, se mai leggerai questo post sappi che è tutto vero, quella scritta c'era, io ti amavo.
Ovviamente anche in quel caso mia madre mi fece presente che una ragazza di 25 anni innamorata di una di 16 non era cosa buona e giusta ma io continuavo ad ignorare i suoi rimproveri e i suoi ceffoni (dapprima consigli) con evidenti e nefaste conseguenze sul nostro, all'epoca, rapporto madre-figlia. 
La morale di oggi, quindi qual è? Ascoltare sempre i consigli della mamma perché se no poi succede che la odiate per anni e riscoprite di amarla solo quando vi ritrovare a 700km e non sapete come dirglielo se non apprezzando la sua favolosa torta di mele.

E niente, il sogno manco me lo ricordo. 

Se scopro che mi piace, resto.

Vivo con l'ansia.
Vivo con l'ansia di uscire e trovare, incastrata alla maniglia della porta, la bolletta del gas.
Vivo con l'ansia di incrociare lo sguardo del prof. di micro e leggere nei suoi occhi lo sgomento, la perplessità, il muto pensiero 'ma questa quando si decide a mandarmi l'introduzione della tesi?'.
La verità è che io non so se ho voglia di laurearmi. Faccio castelli da mesi. Di aria fritta, s'intende.
E ho paura, di non passare matematica e aprire un nuovo blog dal titolo So' cazzi.
Ho paura di dire a mia madre che no, ancora niente, tocca aspettare il miracolo. Perseguire il mio obiettivo a spese della sua ulcera. Vivo con l'ansia di laurearmi e uscire da questo stato di appannata sicurezza che mi ha vista sopravvivere per cinque lunghi anni.
Cosa fai? Studio. Cosa fai? Nulla.



Il nulla mi spaventa e mi fa quasi sperare in un'apocalisse perché io nei Maya ci avevo sperato ed ero pronta. Mi ero fatta lo shampoo e mi ero depilata. Ho atteso, ho scartato mille caramelle, agitato nervosamente la gamba destra per ore. Mi sono addormentata e risvegliata il mattino dopo, triste, incazzata.
Melodrammi a parte, la tesi è un elaborato che dimostra la capacità dello studente di articolare un ragionamento compiuto attorno a un problema. Sticazzi. Non mi credo capace.
Forse il mio inconscio lo sa, non è il blocco del tesista, è la consapevolezza che non tocca a me. Non ancora. La condizione dell'eterno studente, odiata per anni, forse ora mi affascina.
Forse sto dicendo solo un mucchio di cazzate ma non c'è modo migliore di tornare.
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