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Facepalm a tre a tre

Io ci ho provato. Voglio dire, i primi mesi sembrava tutto un volemose bene, festa di compleanno, io ti dico cos'ho fatto oggi tu mi dici che fai domani, tu mi inceretti qui io ti inceretto lì, poi qualcosa non ha funzionato. Ma cosa? Io sto sul caxxo alle donne e questo era chiaro da anni ormai, solo non capisco perché. Tipo ieri ero a lezione da sola, si avvicina sta tipa con cui avevo parlato giorni prima per chiedermi come fossero andati gli esami e le dico che se ha bisogno posso prestarle i miei appunti e i libri. Ora chiariamo una cosa, qui la gente gli appunti se li fa pagare oro e non per vantarmi ma i miei riassunti sono fatti da dio quindi ciccia io te li sto dando gratis. Mancava solo che le offrissi una fetta di cxlo. No? Questa finita la lezione che fa? Si alza e se ne va, senza un ciao, senza un 'piacere mi chiamo Genoveffa'. Tiratela. E quindi ho pensato quella cosa che inizia per ma vattene a e ci ho messo croce. Un mese fa invece, contatto su fb una tizia il cui nome l'avevo trovato nella lista dei candidati a un esame e nientedimeno mi scuso innanzitutto per il gesto forse indiscreto e poi le chiedo se può passarmi un link dal sito di un prof. Quindi sta qua doveva semplicemente fare un copia incolla e invece che mi risponde? Testuali parole 'scusa, dove hai preso il mio nome? Non ti conosco, non avercene ma non me la sento di aiutarti'. Io tipo così. Della serie: ti ho chiesto un link non un rene e mezzo. Cose mai viste. Io vi ho capiti. Qui al Nord siete un po' così, che non vi dico come perché oggi mi sento abbastanza lady, non posso dire oltre un tot di parolacce e mi sa che ho già sforato mentre installavo la stampante. Poi, il miracolo. Contatto un esemplare maschio e gli chiedo se può passarmi sto benedetto link e lui che mi risponde? 'Certo, devi andare qui, cliccare lì, se vuoi ti do il libro, i miei appunti, 3 neuroni e pure la password della carta di credito'. Ci siamo capiti, no?
E' un fenomeno che non si spiega. E non è come dice Francesco che sono ingenua, ho capito ho capito. Ma le donne? Io al sud per certi versi risultavo simpatica, forse qui mi manca l'accento, la piadina al posto delle friselle, l' humor alla Giacobazzi, quel fare tipico della figa di legno che piace tanto alle figlie della Milano Marittima bene. E quindi niente, anzi, nisba.
Dicevamo, in casa è successo l'inevitabile. Io non sono la benvenuta. Per carità, saluti, battute e risatine ok ma quando si tratta di confidenze e banchetti è tutto un parlare piano. Manca solo l'alfabeto farfallino, a momenti. Jabba, udite udite, si è fidanzata ma io e Andrea l'abbiamo scoperto origliando. Che ormai non facciamo altro. A noi ci piace origliare. Stiamo in cucina e quando sentiamo tread interessanti nel corridoio smettiamo di parlare e aguzziamo le orecchie. Le altre invece hanno avuto la notizia in anteprima, due secondi dopo il coito. E' ingiusto.
Tipo che ha messo in palio uno yogurt a testa se succedeva ciò che è successo. E a me niente.
Poco male, lo yogurt non mi piace nemmeno.

Appendo la tastiera al chiodo?

Io avrei giusto un paio di domande, perché certe volte mi incazzo peso, certe volte leggo certi blog e ne esco avvilita, certe volte non mi capacito del perché io mi ritrovo due/tre commenti e gente che scrive 'ho messo i calzini a pois perché i neri erano a lavare. stop.' arriva a cinquanta commenti.
E io mi avvilisco. E io non mi dovrei avvilire per queste banalità, giusto? Allora io voglio sapere da voi (e sì, vi imploro di rispondere!) qual è il punto della questione. Devo scordarmi di fare la lavatrice? Devo dirvi che colleziono calzini a righe da quando sono passata alla pubertà? Lo faccio eh. Però io a volte riesco ad essere più patetica della Fornero e di St.yle messi insieme e vi chiedo: perché avete smesso di seguirmi? Lo immaginavo dopo il passaggio al nuovo indirizzo blog ma mi eravate sembrati propensi a trasferirvi con me. E se il punto fosse che non riesco a coinvolgervi, che scrivo post noiosi, che delle mie vicende non ve ne sbatte un emerito caz.? Se così fosse la cosa si fa seria. E stavolta non mi intortate con la storia del 'i tuoi post sono così giusti che non abbiamo niente di intelligente da aggiungere'. GinL, core de zia! Perché, diciamocelo chiaro: un blog senza commenti non ha ragione di esistere! E sarei disposta a scrivere per me stessa e salvare in bozze giusto per darmi le pacche sulla spalla a fine giornata. Bisogna farsi pubblicità in qualche modo? C'è un iter di attesa di cui non sono stata informata, tale per cui entro un certo tempo non c'è bisogno di affliggersi? E' passato un anno, diamine. Detto tra noi, il post precedente non meritava soli due commenti. No! Vi ho raccontato qualcosa che poteva portre diversi spunti di riflessione e invece niente. Ora mi rivolgo ai fedelissimi Lucy e Riccardo, belli miei, indicatemi la retta via.

A me qualcosa mi dice che non ricevete le notifiche da Google Connect e che, peggio, non passate neanche a vedere che fine ho fatto. Ora che Lele Mora è sparito non posso neanche proporvi un calendario di me nuda ad Olbia e il calippo.

Per stavolta niente titolo.

Quando sono a Turi succede che mi metto a rovistare tra i ripiani alti dell'armadio, ossia quelli che sono stati negli anni da teen ager il nascondiglio per diari e scritture segrete. Così, controllo una volta al mese che le cose siano al loro posto, come le lascio da quattro anni. Tre scatoloni avvolti nello scotch con tanto di firma a scavalco. Tutti i diari dalla prima media alla maturità, le lettere che scambiavo con quella sgallettata nell'ora di ricreazione, gli appunti dei viaggi fatti quando ancora non sapevo bene cosa fossero le relazioni da quindici giorni e via e io come una cretina che mi innamoravo, i fogli protocollo con gli sms fedelmente ricopiati perché il nokia 3310 supportava una ventina di messaggi al massimo. Insomma, roba che non mi azzardo neanche ad andare a rileggere che però conservo col senno di poi perché una volta stavo per buttare via tutto ma mia madre mi fermò dicendomi che un giorno me ne sarei pentita.
Anche studiare su questa scrivania, mi fa un certo effetto. La stessa scrivania che mi ha vista china a riassumere libri e libri di scuola, esultare per un dieci in filosofia, sorridere e sobbalzare dalla sedia dopo l'sms di 'ciao sono quello della festa', preparare i compiti in classe con fare beffardo, ritagliare gli inviti dei compleanni e depennare gli indesiderati, piangere per i cinque in matematica che poi diventavano sei, nove, perché se no mi si rovinava la media (poi uno si chiede com'è che faccio economia e matematica ancora non l'ho data). Nei cassetti ci sono ancora le foto al mare di quando avevo quindici anni ma di tette neanche l'ombra, le cartoline di Dublino, i premi, le proiezioni ortogonali sui Fabriano e le foto di classe con le dovute ics sui volti di quelle due. E niente, succede che mi coglie una sensazione strana, quasi un voler tornare indietro per non andar via mai.
Poi penso a quanto altro tempo passerò lontana da casa e mi vengono gli occhi lucidi; penso che forse questa non sarà più casa mia e che, ancora, ho fatto un'enorme cazzata a trasferirmi a Forlì. Sto rinunciando a quel tipo di affetto che mi farebbe solo bene. Alla famiglia.
La verità è che mio fratello prima mi ha detto 'già vai via?' e mi si è stretto il cuore.

p.s. cose che ho imparato quando ormai era troppo tardi: non è una buona idea ripetere il capitolo 9 mentre si guida. E' che stavo andando dall' estetista, quella fidata che si ha solo nei paeselli tipo il mio, che sì, evade le tasse ma è talmente brava che per me potrebbe anche mettersi a spacciare hashish all' oratorio, non le direi nulla. E non lo so perché ho finito il post in questo modo.

Un giorno di questi ci vediamo.

Sono ancora viva, lo giuro e vi aggiorno del mio ritorno in patria. Ah come si sta bene in Puglia.
Fa meno freddo, non devo cucinare pranzo e cena, la dispensa è sempre fornita di ogni, perché la merenda è importante ha detto mamma. Tuttavia, nel primo pomeriggio prediligo un sano e sostanzioso panino al latte con mozzarella (quella vera mica quelle schifezze confezionate che avete al Nord) e pomodoro. La prima cosa che mi hanno detto, varcata la soglia di casa è stata 'sei sciupata'. Ma non è mica vero, mi sono ingozzata come Galeazzi a un matrimonio siculo.

Questa sono io, pressapoco.
Che altro dirvi, le sette ore che mi hanno vista seduta scomodamente in treno (Trenitalia ti ho nel cuore) le ho impiegate sottolineando pagine e pagine di analisi di business. Giusto per dar parvenza di essere una studentessa modello che non spreca il suo prezioso tempo. Queste sette ore non sono, quindi, nemmeno classificabili nella sezione 'meritato tempo libero'. Ah ma non temete, dal 24 al 26 febbraio mi metto in pari con google reader, la temutissima nuvoletta rossa mi notifica ben 103 post da leggere. Ma quanto avete scritto in ste settimane? Belli voi.

Lo stress mi ha giocato un brutto scherzo, un fastidiosissimo sfogo cutaneo ricopre le mie braccia e la mia mano destra; roba che la gente mi scansa come si faceva un tempo coi lebbrosi.
Mia madre continua a ripetermi che devo stare tranquilla e mi prende il braccio in ostaggio tre volte al giorno per misurarmi la pressione. Fermatela! Salvatemi!

Neanche a dirlo, Fox mi ha appena collocata al primo posto. Ciccio, sparati và.

Tant'è.

09:00 sveglia biologica,
09:30 mi decido a scendere dal letto,
09.31 - 10.29 colazione e doccia,
10.30 - 13.00 diritto tributario,
13.01 - 14.00 pranzo completo e obblighi vari (controllo mail, rassegna rapida dei blog...)
14.01 - 15.00 forte violenza al mio corpo per non cedere alla pennichella,
15.01 - 18.30 diritto tributario,
18.31 - 19.30 sensi di colpa,
19.31 - 20.30 cena completa (pure la frutta!!)
20.31 - 21.00 pulizie di routine,
21.01 - 23.00 film del giorno,
23.01 pausa Coppa del Nonno ,
23.30 discorsi profondi con Andrea sul senso della vita, più deliri vari ed eventuali,
23.59 fine.

Diritto tributario non mi avrai. Abbiate pazienza, torno presto.

Annamo bbbene.

Ve l'ho già detto che sono apatica in sti giorni? Ve l'ho già detto che io 'ste qui non le sopporto proprio?  Fatto sta che oggi, calma e rilassata come un toro nell'arena, ho fatto i muffin alla carota (pseudo camille della Mulino Bianco) con questa ricetta. Mi si sono impantanate le fruste nell'impasto e ho iniziato a imprecare mentalmente per non dare a vedere a Jabba il fallimento. Passato il peggio, li ho infornati colma di speranza quasi quanto una madre il primo giorno d'asilo del primogenito, per intenderci. Anemici e un po' smorti ma squisiti e profumatissimi:



Avevo promesso ad Andrea che un giorno avrei fatto le lasagne. IO. Strato dopo strato. Eccole.
Sto migliorando eh? Mi cibo sempre meno di surgelati e prediligo piatti ipercalorici ma chissene. Subito dopo però abbiamo guardato Super Size Me, il film documentario che mette in cattiva luce la famosa catena di fast food, Mc Donald's. Confesso, durante tutto il film continuavo a ripetere 'che fame' mentre passavano sotto i miei occhi immagini e statistiche sull'obesità nel mondo. Allegria!
Vediamo, cos'altro... ah, ho provato i cavolini di bruxelles (mai più. Amari come poche cose al mondo). Emh, quello accanto è un cordon bleu che ha visto giorni migliori, sì.



Lo so lo so, le mie composizioni fanno un baffo a quelle di Gordon Ramsay; non biasimatemi.
E ancora: fegatini di coniglio in coordinato con due fette di fragrante pane fatto in casa (ci avete creduto?). Troppa soddisfazione. Ho fatto coming out.


Io il coniglio non lo mangiavo da quindici anni, più precisamente da quando trovai nel piatto quello che rimaneva del tenero Charlie. Con Charlie ci avevo giocato un mese intero per poi vederlo misteriosamente sparire. Solo qualche giorno dopo arrivò la triste verità. Certi pianti che non vi dico! 

Si sta come d'inverno nei ripostigli gli ombrelloni.

Stanotte ho ricordato che da piccola facevo sempre quel giochino che iniziava per 'Ti piace la banana? Anche quella americana? Dimmi tre nomi di ragazzi'. Lo conoscete? E continuava con
'chi metti sul letto di rose? di spine? matrimoniale?'. Momento! Letto? Da piccola cantavo allegramente -e ingenuamente- qualcosa con un chiaro riferimento al sesso. Sono sconvolta.

Intanto Forlì è sommersa dalla neve e non esco di casa da lunedì. E ci ho provato a fare 'na specie di pupazzo sul balcone, ma niente, non si reggeva. Sono stufa e voglio la pizza stasera! Sempre in sti giorni sono in foga con due giochi per Android e uno di questi è Sprinkle. Roba che sto lì tutta concentrata e non mi distoglie nessuno; se qualcuno mi guarda pensa 'starà decifrando qualche codice segreto, che donna' invece sono lì che tento di salvare le capanne di sti poveri pupazzini indifesi. E' divertente!

Non ho altro da dire, oggi sono apatica e avevo solo voglia di scribacchiare.
Però di economia aziendale ci sto finalmente capendo qualcosa. Ditemi brava.

p.s. Nel post precedente ho dimenticato di descrivervi il mio stupore quando venuta al Nord ho scoperto che qui il galateo dei festeggiamenti prevede ben altro. Com'è sta storia che gli invitati oltre al regalo, pagano la loro cena e mettono una parte per quella del festeggiato? Siete pazzi? Ricordo i primi giorni di università, una ragazza afflitta mi disse 'che palle questa settimana ho due compleanni' e io basita le chiesi perché non fosse contenta e mi rispose, appunto, che avrebbe speso troppo e che ne avrebbe volentieri fatto a meno! E te credo!
'Ciao avrei piacere che tu ci fossi al mio compleanno', postilla: vieni e paghi tutto tu. Comodo no?
Tralasciando -o forse no- il fatto che al festeggiato conviene, io lo trovo inopportuno. 

Clima proficuo

Pare che continui a nevicare ed io ho passato la mattinata avvolta tra le coperte mentre con un occhio guardavo fuori dalla finestra burlandomi di chi è stato costretto ad uscire e godendo di una Forlì completamente imbiancata e con l'altro invece, guardavo My Sweet Sixteen su MTV. Parliamone.
Ci fanno o ci sono? Il dubbio mi viene. Sta cretina coi boccoli biondo platino (Ciccia, i boccoli col ferro sono out da anni! sappilo!) tra risolini e schiamazzi implorava il padre per una festa super fashion a tema: tutti i suoi invitati sarebbero stati vip per 24h in modo tale da comprendere come fosse la sua vita di tutti i giorni. Tiratela! E le amiche tutte euforiche sostenevano quanto fosse fantastica e generosa. Generosa, sì sì. Allora mi è venuto in mente il giorno del mio diciottesimo compleanno, che si sa, noi al sud facciamo le cose in grande. UN TRAUMA!
Essendo nata a novembre mi sono sorbita ben venti feste di compleanno prima della mia e penso di non aver mai assistito a tanta meschinità messa insieme. Insomma la sera dei festeggiamenti era tutto uno spettegolare sulla scelta degli abiti, sul trucco e sulla location. Chi festeggiava in pizzeria era uno sfigato, per farla breve, se invece la festa si svolgeva in una rinomata sala ricevimenti con tanto di dj, animazione e bomboniere finali allora sì che eri pheego davvero. Con soli dieci euro l'invitato mangia quantità necessarie per un intero esercito, partecipa al regalo e si gode la serie di critiche (il vero motivo della conferma all'invito) ma di quelle critiche che solo le donne sanno fare. Ho reso? Ora voi immaginate me, che a 18anni ero praticamente anticonformista quasi quanto adesso, costretta a festeggiare a sta maniera perché tradizione vuole che le cose vanno fatte in grande se no tanto vale che ti dai malata. Insomma, il vero scoop della serata fu che indossavo un vestito e i tacchi alti. IO, sono stata pheega un solo giorno in tutta la mia esistenza fino ad oggi. Quel giorno. 
Forse temevano che mi presentassi con i jeans larghi e le sneakers.
Se tornassi indietro, non lo farei. Grazie mamma.
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